Diminuire la quota di grassi nella dieta riduce in tre mesi non soltanto la frequenza ma anche la gravità degli attacchi acuti di emicrania
Ferrara L, Pacioni D, Di Fronzo V, Russo B, Speranza E, Carlino V, Gargiulo F, Ferrara F.
Nut Metab and Cardiov Dis 2015 [Epub ahead of print] La correlazione tra alimentazione ed emicrania è ben nota: vino rosso e formaggi stagionati sono, per esempio, noti agenti scatenanti degli attacchi acuti. Ma altri fattori sono in gioco, come l’introito eccessivo di calorie e di grassi saturi. I ricercatori dell’Università di Napoli hanno perciò valutato, in pazienti ambosessi affetti da emicrania cronica, quanto un accurato aggiustamento nutrizionale sia in grado di influire sul numero e sulla gravità degli attacchi.I soggetti arruolati nello studio sono stati assegnati a due regimi dietetici simili per valore energetico complessivo, che era ridotto del 20% rispetto a quello della dieta abituale: uno ipolipidico, nel quale i grassi rappresentavano meno del 20% delle calorie totali, e uno normolipidico (con un tenore di grassi compreso tra il 25 e il 30% della quota calorica). In entrambe le diete i grassi erano soprattutto monoinsaturi (tipici dell’olio di oliva). Al termine dei tre mesi di osservazione si sono evidenziati in entrambi i gruppi calo ponderale e riduzione della frequenza e della gravità degli attacchi acuti di emicrania; tale effetto era significativamente più marcato per i pazienti a dieta ipolipidica.
Questi risultati confermano il coinvolgimento della dieta nella frequenza e nella gravità degli attacchi di emicrania e dimostrano l’efficacia della riduzione dell’apporto calorico complessivo, e soprattutto della quota lipidica (ed in particolare dei grassi saturi) nel controllo della sintomatologia.
Low-lipid diet reduces frequency and severity of acute migraine attacks.
Background: There is uncertainty regarding prevention of migraine crises by changing lifestyle of the patients. Aim of this randomized, cross-over intervention trial was to evaluate the effects of a low lipid intake on the incidence and severity of migraine crises, in comparison to a diet with moderate lipid intake.
Methods: After a two-month run-in when patients received preventive medication but were left on their habitual diet, a low-lipid or a normal-lipid diet were randomly prescribed for 3 months and thereafter diets were crossed over for the following 3 months. Diagnosis of headache was based on the IHCD III criteria. Number and severity of attacks were assessed by a self-reported calendar. Adherence to the diet was assessed by a food frequency questionnaire.
Results: Analysis has been performed on the 83 episodic or chronic migraineurs (63 F, 20 M), age range 18-57yrs who completed both intervention periods. Obese subjects had a significantly higher number of attacks than those overweight or with normal body weight (24.7±8, 16.3±12, 15.6±11, respectively, p< 0.03) with a significant relationship between BMI and number of monthly attacks (r=0.238, p< 0.03) . Number (2.9±3.7 vs. 6.8±7.5, p< 0.001) and severity (1.2+0.9 vs. 1.7+0.9, p< 0.01) of attacks significantly decreased during both intervention periods, with a significant difference in favour of the low lipid diet. Conclusions: In this group of patients low-lipid diet significantly affected number and severity of migraine attacks in comparison to a normal-lipid diet.